L’Egitto fu senza dubbio, per motivi soprattutto geografici, uno dei primi luoghi in cui la nuova religione cristiana cominciò a diffondersi. Per la verità, sui primordi del cristianesimo nel paese dei faraoni esistono ben poche certezze storiche. Comunque a Bahnasa sono stati rinvenuti alcuni testi tratti dal Nuovo Testamento e risalenti all’incirca al 200, mentre addirittura più antico sarebbe un brano del Vangelo redatto in copto e tornato alla luce in una località dell’Alto Egitto. Certo è che la Scuola Catechistica di Alessandria fu fondata nel 190 da Pantaneo, cui succedettero nell’insegnamento personaggi di primo piano, quali Clemente e Origene. Almeno in principio, però, non si trattò di una vera e propria scuola di teologia, dato che vi si insegnavano anche materie umanistiche e scientifiche, ma è indubbio che essa dovette comunque rappresentare una delle prime importanti istituzioni ove si praticasse l’insegnamento religioso. In seguito, l’Egitto conobbe anche la violenza delle persecuzioni contro i cristiani: avvenne sicuramente sotto Decio, che, alla metà del III sec., ordinò agli egiziani di adorare pubblicamente le divinità pagane e di abiurare l’eventuale fede cristiana, pena la tortura e la morte. 50 anni dopo sarebbe stato Diocleziano, impegnato nella riorganizzazione dell’impero e dovendo far fronte all’insurrezione del popolo egiziano che si opponeva alla romanizzazione del suo paese, a mettere in atto una terribile persecuzione, prendendo a pretesto la fede cristiana per annientare gli oppositori. In seguito però, con la conversione dell’imperatore Costantino e il conseguente editto di Milano (313), la situazione migliorò anche per l’Egitto, dove da subito cominciò a svilupparsi, e piuttosto rapidamente, il fenomeno del monachesimo.